TrapanInPhoto 2024 – ORO BIANCO – La Mostra di Arturo SAFINA al Museo Regionale “A. Pepoli”
Giovedì 30 maggio p. v., alle ore 17,00, nei locali del Museo Regionale di Trapani “Agostino Pepoli”, sarà inaugurata la mostra del fotografo Arturo Safina “Oro Bianco”, visitabile fino al 30 agosto 2024. Interverranno Anna Maria Parrinello, Direttrice del Museo “Agostino Pepoli”, Daniela Scandariato, storico dell’Arte del Museo, Don Liborio Palmeri, Direttore del Museo di Arte Contemporanea “San Rocco”, Silvana Piacentino, Direttrice del WWF Riserva Naturale Saline di Trapani e Paceco e l’autore, Arturo Safina. …
L’aspetto più affascinante del reportage è che non occorre necessariamente allontanarsi dal proprio mondo per poter registrare la bellezza dei luoghi, l’originalità delle situazioni, l’epica dei gesti.
Ulteriore dimostrazione di tutto ciò è il bel lavoro con cui Arturo Safina si misura con un mondo che, essendo trapanese, conosce molto bene: quello delle saline. L’uso del bianconero è non solo, data la qualità e la cura delle stampe, un importante dato estetico ma riesce a conferire al racconto un ritmo e un tono che nulla concede agli effetti più spettacolari, esaltando invece l’essenza delle cose. L’obiettivo di Safina sa trasmettere all’osservatore un insieme di sensazioni da cogliere in tutta la loro intensità: sembra di sentire l’odore acuto del sale che dalle narici giunge fino alla gola, sembra di dover socchiudere gli occhi per vincere il bagliore accecante del riverbero del sole.
Ma sono gli uomini i veri protagonisti a emergere prepotentemente per documentare una fatica antica, costantemente nelle mani che reggono badili affondati nel liquido lattiginoso, nelle braccia muscolose che spingono carriole su un sentiero fatto di tavole di legno. Proprio per sottolineare il ruolo della figura umana senza nessuna concessione alla retorica, Safina realizza delle composizioni molto rigorose talvolta cariche di allusioni fantastiche (l’operaio e il suo nastro trasportatore non sembra un regista cinematografico con la gru della macchina da presa?), sempre dominate da una forte senso dinamico. II suo sguardo ritorna costantemente all’uomo di cui coglie l’espressione, gli sguardi fuggevoli ma anche i particolari, ed è con l’immagine di due piedi che giustamente si conclude questo lavoro che si sviluppa con il ritmo di un racconto. Perché in quei piedi che calpestano la terra intrisa di sale sta il simbolo di un rapporto intenso ed autentico con la vita.
Testo a cura di ROBERTO MUTTI – docente Istituto Italiano di Fotografia di Milano